Una legge per tutelare la sicurezza degli operatori sanitari. Cosa cambia e perché ce n’era bisogno
Il provvedimento sarà in vigore dal 24 settembre, reso necessario dopo le numerose aggressioni subite da pazienti o loro parenti, almeno 10 al giorno.
Avv. Chiarini: “Il mero aggravamento della repressione penale può non essere sufficiente. Necessario investire su formazione e educazione, a partire dalle scuole, per rinsaldare il senso civico e promuovere i valori basilari del rispetto”
Il 24 settembre 2020 entrerà ufficialmente in vigore la legge n. 113 del 14 agosto 2020, recante “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”. Un provvedimento che si è reso necessario a tutela di medici, infermieri e tutto il personale sanitario, troppo spesso vittime di aggressioni e minacce. A far scattare questi episodi violenti spesso sono situazioni in cui il medico è accusato dall’aggressore di negligenza e di aver procurato un danno più o meno grave al paziente o ad un suo caro.
Il disegno di legge, presentato dall’ex ministra della Sanità Giulia Grillo, ha portato in Parlamento a suo sostegno una serie di dati che delineavano uno scenario decisamente preoccupante: ogni giorno si registrano in Italia in media 10 episodi di violenza ai danni del personale sanitario. Ma si stima che possano essere molti di più, in quanto nell’80% dei casi al fatto non segue una denuncia formale.
Con l’entrata in vigore della Legge 113/20, in caso di aggressione si rischia fino a 16 anni di reclusione e sanzioni fino a 5.000 euro. Vengono introdotti anche dei protocolli operativi che consentano alle forze di polizia di intervenire tempestivamente. La legge, inoltre, istituisce l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie presso il Ministero della Salute, costituito almeno per il 50% da donne. L’Osservatorio avrà il compito di vigilare sul fenomeno, andando ad individuare gli episodi sentinella, cercando di intervenire anche per prevenire situazioni a rischio.
“Con il mio studio legale non abbiamo mai patrocinato vicende in cui ci sia stata una aggressione, anche solo verbale, contro Operatori Sanitari. – Commenta l’avvocato Gabriele Chiarini, esperto in malpractice sanitaria – Di regola, stiamo dalla parte dei pazienti e dei loro congiunti, ma prendiamo debite distanze da coloro che non rispettano le regole basilari della convivenza civile e mettono in atto condotte non dico violente, ma anche solo ingiuriose o moleste nei confronti dei Medici. La responsabilità sanitaria è un tema delicato e complesso, al quale non ci si può avvicinare con l’animo facinoroso del tifoso che va allo stadio. Si devono sempre utilizzare toni sobri e pacati, e ogni vicenda clinica va affrontata con una approfondita disamina giuridica, medico-legale e specialistica. Peraltro, i Medici italiani sono già fin troppo spesso afflitti da cronica mancanza di risorse, carenze di personale, disfunzioni strutturali e criticità organizzative di vario genere, talvolta addirittura esposti in prima linea e mandati a combattere a mani nude contro nemici invisibili, come, purtroppo, confermano i 176 Medici deceduti nel corso dell’epidemia di COVID-19. Perciò, è chiaro che abbiano almeno il diritto di lavorare con serenità, senza correre anche il rischio di essere aggrediti fisicamente.”
“Soltanto il tempo potrà dirci se la nuova “legge antiviolenza”, destinata ad entrare in vigore il prossimo 24 settembre, sarà riuscita ad assolvere adeguatamente il proprio scopo general-preventivo, in linea con la funzione promozionale del diritto ed in termini di dissuasione dal compimento di atti illeciti. – Prosegue l’Avvocato Chiarini – La mia personale opinione è che non può essere sufficiente, a questo fine, il mero aggravamento nella repressione penale di alcuni comportamenti, il cui disvalore dovrebbe essere evidente agli occhi di tutti. Come diceva Einstein, i problemi non possono essere risolti allo stesso livello di pensiero che li ha generati. Pertanto, è necessario investire sulla formazione e sulla educazione, a partire dalle scuole, per rinsaldare il senso civico dei cittadini e promuovere i valori basilari del rispetto per gli altri e per le regole di vita in una comunità sociale. In quest’ottica, allora, ben vengano anche le iniziative di promozione culturale sull’importanza del rispetto del lavoro degli Operatori Sanitari, che la legge antiviolenza affida al Ministero della Salute, anche con le risorse disponibili a legislazione vigente e senza ulteriori oneri a carico della finanza pubblica”
Ufficio stampa
Alessandro Maola
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