LATINA – La Regione Lazio con le delibere approvate il 30 dicembre 2021, ha programmato l’utilizzo dei fondi stanziati dalla missione 6 del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Si tratta di tre differenti investimenti specificatamente indirizzati al riassetto dei servizi sanitari sul territorio.
L’esponente della Lega Alessandro Fanti lancia un grido di allarme: “L’Europa, affinché il nostro Paese possa introitare i fondi del PNRR, impone un riassetto dei servizi sanitari su tutto il territorio nazionale anche mediante la creazione delle cosiddette “case della comunità”, con l’intento di centralizzare i servizi sanitari/assistenziali ed abolendo di fatto la medicina di prossimità, rappresentata in particolar modo dai Medici di Medicina Generale (Medici di famiglia). Un riassetto – continua Fanti – che mette a serio repentaglio la vicinanza, l’assistenza ed il rapporto diretto dei Medici con i pazienti, garantito oggi dalla presenza capillare degli studi di medici di medicina generale su tutto il territorio.
Nella nostra Città è prevista la realizzazione di sole tre “case della comunità” (Latina centro, Latina Scalo e Borgo Sabotino); dette strutture avranno l’arduo compito di rispondere alle esigenze di tutta la popolazione costituita da circa 125.000 abitanti! Pertanto, ogni struttura – diversamente a quanto originariamente previsto – dovrà soddisfare mediamente più di possibili 40.000 utenti giornalieri; numeri mostruosi che fanno presagire al caos assoluto. La Spagna ed il Portogallo, unici paesi europei che adottano questa impostazione di assistenza sanitaria territoriale, dispongono tuttavia di una struttura ogni 15.000 – 20.000 abitanti.
E’ evidente che il numero e la dislocazione delle “case della comunità”, come individuata dalla Regione Lazio, sarà insufficiente a coprire l’intero territorio comunale e rappresenterà un ostacolo per la pari fruibilità dei servizi da parte di tutti i cittadini: è facile immaginare le difficoltà che potrà riscontrare un anziano e/o un soggetto diversamente abile, nel recarsi dalla periferia al centro città per una semplice ricetta o per una visita generica.
In quest’ottica – prosegue Fanti – si apriranno inevitabilmente le porte ai privati che subentreranno al pubblico anche nei servizi di cure primarie.
Quanto descritto si aggiunge ai rilevanti tagli alla sanità operati negli anni dal governo regionale a guida Zingaretti; il timore è che, lasciando spazio ai privati nel settore sanitario di prime cure, in un futuro prossimo, l’accesso ai servizi possa essere addirittura riservato a pochi privilegiati a discapito dei cittadini indigenti e disagiati.
Ad ogni buon conto, le costituende “case della comunità” dovranno anche dotarsi di cospicuo personale sanitario, oggi già notoriamente carente nelle strutture pubbliche a causa della mancanza di risorse finanziarie sufficienti.
L’auspicio – conclude Fanti – è che non venga inutilmente sperperato del denaro pubblico per progetti di dubbia fattibilità e che quantomeno il Ministro della Salute recepisca, nel Decreto Ministeriale 71 in fase di approvazione, le istanze dei sindacati di categoria di medicina generale che sollecitano la permanenza dei medici nei territori, dimostratisi un “fiore all’occhiello” del nostro Paese, con funzione di raccordo con le nuove strutture.
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